
Nel contesto della serie dedicata al recupero di film, esploreremo “La ragazza con l’orecchino di perla”, un film che narra l’origine dell’iconico dipinto omonimo e trae ispirazione dal romanzo di Tracy Chevalier. Insieme, esamineremo le nostre opinioni su questa pellicola.
Di cosa parla La ragazza con l’orecchino di perla
Il film, diretto da Peter Webber, è stato distribuito nelle sale cinematografiche nel 2003. La trama ci porta nei Paesi Bassi del 1665, dove una giovane diciassettenne di nome Griet è costretta ad abbandonare la sua famiglia, in grave difficoltà economica, per intraprendere il servizio presso la dimora del celebre pittore Johannes Vermeer. Griet, dotata di una notevole intelligenza e una straordinaria sensibilità nei confronti della luce e dei colori, guadagna gradualmente la fiducia del famoso pittore.
Vermeer inizia pian piano a coinvolgerla come sua assistente, creando così un solido legame tra di loro. La suocera di Vermeer, Maria Thins, riconoscendo il positivo impatto della ragazza sulla pittura del maestro, incoraggia con determinazione questa collaborazione, nonostante le gelosie manifestate da Catharina, la moglie del pittore, e soprattutto da Cornelia, la loro figlia dodicenne, pronta a qualsiasi cosa pur di ostacolare Griet e screditare la sua reputazione.

La nostra recensione de La Ragazza con l’orecchino di perla
La ragazza con l’orecchino di perla è un film che mi ha lasciato perplessa durante la prima metà della proiezione. Ispirandosi all’omonimo romanzo, il film si propone di svelare il mistero che avvolge il celebre dipinto di Jan Vermeer, “La ragazza con il turbante,” cercando di dar vita a una storia e un volto per la sua enigmatica protagonista.
Tuttavia, il film non è riuscito a convincermi completamente. Il tema del mistero è stato introdotto in modo intrigante all’inizio. Durante lo sviluppo della trama, sembrava che ci fossero segreti nascosti, pronti ad essere svelati in un momento clou, ma alla fine, la storia si è concentrata semplicemente su una gelosia, che peraltro appariva alquanto banale, tra la padrona di casa e la bella serva, oggetto delle attenzioni del marito pittore. Questo approccio ha portato a una sensazione di anticlimax, lasciando un po’ di amaro in bocca nel complesso.
Tutta questa atmosfera misteriosa si dissolve come un semplice velo alla fine del film, lasciando lo spettatore con una domanda: “E tutto qui?”
Il film offre un’esperienza di visione piacevole e scorre in modo relativamente fluido, anche perché, come accennato in precedenza, sembra promettere grandi rivelazioni e scoperte. Tuttavia, il problema principale risiede nella trama poco chiara e piatta.

Un altro aspetto che compromette la riuscita del film è l’incoerenza dei personaggi.
Ad esempio, il personaggio di Griet, interpretato in modo straordinario da Scarlett Johansson, viene inizialmente presentato come timido e pudico. Non alza mai gli occhi da terra, nasconde i capelli e si dimostra impacciata quando qualcuno le tocca le mani, senza rivelare alcuna malizia.
Tuttavia, tutte queste caratteristiche sembrano svanire in una breve scena, dove si trasforma in modo inaspettato. In una scena caotica, si mostra determinata, respingendo prostitute e ubriachi mentre cammina con fierezza per le strade. In questa sequenza, scopriamo che sta cercando il suo fidanzato, che trascina fuori da una locanda bordello e consuma un rapporto sessuale in modo piuttosto esplicito, tra i suoni delle galline chioccianti e il palo centrale della scena. Questo repentino cambiamento di carattere di Griet appare poco coerente e confuso, compromettendo la coerenza del personaggio nel corso del film.
Dopo l’intensa scena d’intimità, assistiamo al ritorno di Griet alla sua natura timida, con lo sguardo basso e la paura di qualsiasi rumore improvviso. Una transizione che appare totalmente priva di coerenza e significato.
Inoltre, il film presenta anche un problema evidente riguardante il montaggio delle scene, simile alle interruzioni improvvise che si vedono nelle telenovelas messicane, se ne siete familiari. Ad esempio, c’è una sequenza in cui Griet stende i panni che viene interrotta bruscamente da un cambio di scena che non ha alcuna connessione con la precedente, mancando di una continuità narrativa.
Infine, i personaggi, pur presentando profili psicologici interessanti, creano aspettative che non vengono mai soddisfatte. Il film sembra promettere molto, ma alla fine non riesce a mantenere le promesse fatte.
In conclusione, “La ragazza con l’orecchino di perla” è un film che suscita molte aspettative ma che alla fine non riesce a soddisfarle. Il risultato è una pellicola che lascia lo spettatore deluso. Il mio consiglio? Evitare.
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